Come a shamain.
Tu sei il frutto di migliaia
e lo sanno gli antenati.
Scrutando il campo dall’aia
scorgi lontani orizzonti,
oltre le terra recintata
in cui i semi riposano.
In autunno la nebbia fitta
bagnava il tuo melograno.
Si, sei il frutto di migliaia
e l’attesa del tuo futuro
va oltre la piccola aia,
si protende oltre il muro
delle giovanili baldanze,
come fu per i nostri avi:
travolge le segrete stanze
del cuore, lì dove celavi
il tuo più intimo sognare.
Fiorirà il tuo melograno.
Ora, lascialo riposare.
Fiorirà il tuo melograno:
il frutto sarà più del fiore,
come è accaduto a te,
che sei il frutto di migliaia.
ALCUNE NOTE:
SHAMAIN: è il Capodanno celtico, un mese e poco più dopo la fine dell’estate, l’inizio della stagione oscura e fredda, dove la Grande Madre risposa sotto la neve. I Celti, devoti al culto lunare della Dea Madre, contavano il tempo in “notti” e non in “giorni”: il giorno inizia sempre con la notte e non con l’alba e in questo caso si celebra la notte in cui la Natura si riposa o anche “muore”. Questa notte segna l’inizio di un nuovo ciclo. Un ciclo nuovo, al pari di quello che – spesso – in noi inizia con i sogni che si fanno speranza.
MELOGRANO: il suo frutto tradizionalmente era simbolo ed auspicio di prosperità, fecondità e ricchezza. In alcuni filoni ebraici interpretanti la Genesi è l’albero del bene e del male, a cui si accostò Eva.
AIA: oggi alle aie propriamente dette si sono spesso sostituiti i cortili esterni. Esse erano un ambito importante per la vita quotidiana rurale, al di là del quale talora stavano i campi, regno della fatica contadina, in cui si poneva la speranza per il raccolto. L’aia è assunta nei versi come figura allegorica del quotidiano, da cui si guarda al domani.
TERRA RECINTATA: nel segreto recintato dell’intimitá, come semi sotto le zolle stanno i sogni di futuro.
AUTUNNO, NEBBIA: il tempo a volte raffredda le speranze di prosperità, fa cioè come l’autunno che con la sua nebbia inumidisce la natura smorzando il calore lasciatole dall’estate.
SEMI, FRUTTO: come il bocciuolo dispare nella fioritura – che è molto di più di quella – così dal seme germoglia la pianta e dal fiore nasce il frutto, che è ancora più di tutti questi. Ognuno di noi è frutto dei propri antenati, di migliaia di essi. In quanto frutto reca in sé l’eredità del passato, dei saperi, delle ricchezze , delle miserie e di quanto altro ha permesso alla natura ed alla storia di arrivare sino a lui. Al tempo stesso, in quanto frutto, ciascuno di noi è anche più di tutto ciò: è il proprio passato, ma con il suo sviluppo e con nuove attese: é una persona.